Con il termine preeclampsia s’intende una complicazione della gravidanza potenzialmente pericolosa sia per la mamma sia per il neonato.Studi epidemiologici dicono in Europa, la preeclampsia si manifesta in circa il 5% delle gravidanze anche se si tratta di una percentuale che andrà incontro ad aumento tenuto conto dell’aumento dell’età media della donna che ottiene l sua prima gravidanza, dell’obesità e della maggiore frequenza di malattie croniche come il diabete.
I segni iniziali della preeclampsia sono la pressione alta e la presenza di proteine nelle urine. Segni meno frequenti sono: dolore addominale, forte mal di testa, nausea e vomito, alterazioni della vista, tremori alle mani e aumento di peso di oltre 5 chili in una settimana. Se si nota la comparsa di uno di questi disturbi (sintomi) è importante rivolgersi immediatamente alla Struttura ospedaliera di riferimento.
Quale possa essere la causa della preeclampsia non è ancora possibile saperlo. Un malfunzionamento della placenta sembra essere la teoria più accreditata con conseguenza finale il rallentamento della crescita del feto all’interno dell’utero.
Tra i fattori che possono aumentare la probabilità di sviluppare la preeclampsia:
diabete, ipertensionE, malattie renali preesistenti la gravidanza
patologie autoimmunitarie come la sindrome da anticorpi antifosfolipidi
preeclampsia in una precedente gravidanza
familiarieta’ per preeclampsia
età oltre i 40 anni
gravidanza gemellare
Obesità
L’insorgenza della patologia può esser improvvisa o preceduta da rialzo pressorio in gravidanza.
Come detto, insegni principali di preeclampsia sono l’ipertensione e la proteinuria, ma, anche in assenza di proteinuria, è possibile diagnosticare la preeclampsia con i seguenti segni come:
la riduzione delle piastrine (<100.000/mm3),
danni nella funzionalità del fegato (livelli di transaminasi raddoppiati rispetto alla concentrazione normale),
insufficienza renale (creatinina sierica >1,1 mg/dl)
l’insorgenza di sintomi neurologici.
Il parto rappresenta la cura risolutiva della preeclampsia. Per questo motivo, la donna colpita è tenuta strettamente sotto controllo fino a che non sia possibile far nascere il bambino. In caso di sospetto della malattia la donna, in genere, è ricoverata in ospedale per ulteriori indagini specialistiche e per le eventuali cure necessarie.
Se, la diagnosi di preeclampsia viene confermata, dovranno essere eseguiti, in ospedale, una serie di accertamenti che comprendono:
monitoraggio della pressione arteriosa
regolari esami delle urine per accertare la presenza di proteine
esami del sangue per accertare la funzionalità di reni e fegato
controllo dello stato di salute del bambino mediante eventuali ecografie per verificare il flusso di sangue attraverso la placenta, misurare la crescita fetale e osservarne i movimenti e, in base alla settimana di gravidanza, la cardiotocografia.
Il parto rappresenta la cura risolutiva per la madre perché la protegge dall’insorgenza di eventuali complicazioni.
In presenza di preeclampsia, la possibilità di attendere a indurre il parto è presa in considerazione solo prima della 37esima settimana di gravidanza, se il bambino è troppo piccolo per venire alla luce.
Il parto vaginale rappresenta la prima scelta nelle donne in gravidanza con pressione alta e/o preeclampsia, fatta salva la presenza di altre indicazioni che rendano necessario il taglio cesareo.
Anche dopo il parto e le dimissioni dall’ospedale è bene tenere la pressione sotto controllo e potrebbe essere necessario continuare a prendere i farmaci antipertensivi per alcune settimane. Generalmente, la pressione alta (ipertensione) si risolve entro 6 settimane dal parto.